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I Sistemi Urbani di Drenaggio Sostenibile (SUDS) sono la risposta al problema dell’impermeabilizzazione dei suoli, soprattutto urbani
Finora lo sviluppo urbano è sempre stato collegato alla copertura del suolo con manti impermeabili (asfalto e calcestruzzo in primis), in aggiunta a quella operata dalle costruzioni edili. La diretta conseguenza di questo modus operandi è l'impenetrabilità delle superfici urbane da parte dell'acqua meteorica, che viene in gran parte scaricata nella rete fognaria. Quando il suolo è impermeabilizzato e la rete è sovraccaricata da piogge di grande intensità, questa non è in grado di accogliere più acqua e si verifica il fenomeno più evidente: l'alluvione. Ma anche quando le precipitazioni non sono così intense si producono dei guai, anche se si palesano in modo meno clamoroso: l'acqua meteorica aumenta il carico fognario sommandosi alle acque nere, e il carico congiunto che arriva ai depuratori eccede la loro capacità e li costringe a scaricare acque non trattate nei bacini ricettori, tipicamente fiumi o torrenti, inquinandoli. Anche piogge limitate possono provocare sovraccarichi ai depuratori, oltre tutto diluendo poco gli inquinanti a causa dei loro bassi volumi.
La risposta a questi problemi è il ripristino della permeabilità del suolo, in ossequio al principio che l'acqua dovrebbe rimanere tutta (o quasi) dove cade. Le strutture e gli accorgimenti per tradurre in pratica questo principio costituiscono i cosiddetti Sistemi Urbani di Drenaggio Sostenibile, con l'acronimo SUDS, che in realtà deriva dall'inglese (leggermente diverso per la collocazione dell'aggettivo) Sustainable Urban Drainage Systems. Si tratta in effetti di una denominazione piuttosto infelice, a causa dell'aggettivo "urbano": è chiaro infatti che il problema deve essere affrontato non limitatamente al livello urbano, ma complessivamente su scala di bacino. Pertanto l'allocuzione inglese più usata è ormai Sustainable Drainage Systems, in sigla SuDS (per mantenere pronunciabile l'acronimo).
Ciò non comporta che non debbano essere adottate misure anche su piccola o piccolissima scala, perché "tanti pochi fanno un tanto". Alcuni efficaci elementi di sistema sono dei semplici, ma importanti, accorgimenti su scala locale. Ad esempio, aiuole ribassate rispetto al piano stradale, in modo da raccogliere l'acqua piovana ruscellata dalla strada; canaletti e piccoli stagni ai lati dei parcheggi e delle strade principali; cisterne, interrate o in superficie, collegate ai pluviali, da cui pescare per l'irrigazione o il lavaggio di attrezzi; irrigazioni automatiche tecnologicamente avanzate. Altri interventi, su scala un po' più ampia, riguardano la creazione di "tetti verdi" in luogo di quelli tradizionali e la costruzione di parcheggi a "prato armato" anziché asfaltati.
Ogni nuovo giardino dovrebbe essere progettato e creato in base a criteri di buona gestione dell'acqua, perché le città sono disseminate di giardinetti privati che, nel loro complesso, possono fare la differenza. Oltre agli espedienti già citati, ad esempio, si può ricorrere molto semplicemente al semi-interramento di vasi di terracotta porosa, che si riempiono con la pioggia e poi distribuiscono l'acqua in modo regolare dove sono interrati: un antico metodo di irrigazione poi dimenticato.
Infine, occorre sottolineare che non devono sfuggire al criterio nemmeno spazi verdi molto particolari, come i giardini terapeutici e i campi sportivi: le loro specificità costruttive non possono giustificare l'imperizia e la negligenza in materia di sostenibilità ambientale.