Cura di giardini e parchi storici: quale formazione?
Non esiste un programma univoco e corsi ministeriali per questo particolare ramo del mestiere del giardiniere, il dibattito è aperto.
Interessante è la questione sollevata da chi nei giardini storici ci lavora: sono i giovani giardinieri formati per riuscire a lavorare in queste opere antiche? Sanno usare strumenti e metodi che venivano usati al tempo in cui questi giardini sono stati concepiti?
C’è chi sostiene che i corsi messi a disposizione dagli enti regionali o dalle associazioni siano troppo teorici e poco pratici, chi invece sostiene che siano più che sufficienti.
Per lavorare su un giardino o un parco storico bisogna sapersi sporcare le mani, questo sostiene la vecchia guardia, quella che dice che per restaurare un giardino del 1700 spesso è utile conoscere gli strumenti di quel periodo, perché un giardino che è stato concepito nel settecento è stato costruito con strumenti manuali che potrebbero essere ancora utili al giardiniere per il suo restauro o la sua cura.
La nuova scuola invece sembrerebbe schierarsi dalla parte delle modernità e bolla come anacronistiche certe pratiche. Recuperare l’antica arte si, ma usare anche strumenti che permettono di velocizzare e meccanizzare ciò che è possibile.
Ad oggi esistono vari corsi teorico pratici sulla materia come quelli offerti dall’Associazione Per Boboli di Firenze, ma ancora non esiste una legislazione unitaria su quali debbano essere i requisiti oltre che la formazione che deve essere garantita a coloro che vogliono specializzarsi in questo ramo del mestiere.
Unico documento che fornisce delle linee guida sono le Carte di Firenze del 1982, un documento che detta delle linee guida e delle raccomandazioni sulla cura di questo patrimonio, ma che non costituisce un programma di formazione ministeriale.
Complice il fatto che non esiste un albo a regolamentare la professione i pareri rimangono contrastanti e il dibattito aperto.