IL GIARDINO TERAPEUTICO SI FA IN QUATTRO

Un giardino terapeutico è attivo su quattro livelli: in quanto giardino, in quanto terapeutico, in quanto specifico per la cura e in quanto specifico per il contesto

26 NOV 2024 · Tempo di lettura: min.
IL GIARDINO TERAPEUTICO SI FA IN QUATTRO

[Livello 1] Un giardino generico è un promotore di biofilia, e come tale è già di per sé uno spazio di cura. Ma non tutte le tipologie di giardino sono ugualmente efficaci per stabilire una benefica connessione con la natura: il cosiddetto "giardino all'italiana", con le sue forme rigide e convenzionali, è poco incline a questa connessione, così come il giardino barocco alla francese. La connessione sembra invece riuscire bene, ad esempio, a quello che fu lo stile "pittoresco". Nelle parole di Samantha Walton ("Luoghi per guarire – Il potere curativo della natura", Ponte alle Grazie – Adriano Salani, 2022), "catturando l'attenzione senza stancarla, il pittoresco era destinato a diventare il paesaggio ideale del sollievo psicologico". Ma senza arrivare ai potenti scenari del pittoresco, e nemmeno alle suggestive atmosfere da "komorebi" del Parco della Luce di Monte Rosa 91 a Milano, anche un semplice giardino di impronta più o meno naturalistica è un sollievo per la mente. Ancora Samantha Walton riferisce che, in un esperimento condotto all'Università di Stanford, rispetto ai volontari che avevano camminato lungo una strada trafficata, quelli che avevano percorso il giardino del campus "mostravano un'attività neurale ridotta in una zona del cervello associata alla chiusura in sé stessi e alla ruminazione (i pensieri negativi ripetitivi che sono legati alla depressione)".

[Livello 2] Un giardino terapeutico ha un ulteriore valore terapeutico, aprioristico, in quanto presentato come tale. Nel contributo di Raffaele Bracalenti al bel libro di Andrea Mati "Salvarsi con il verde" (Giunti, 2022) si legge: "già la predisposizione di un dispositivo di cura assume una valenza terapeutica e produce effetti benefici sui sintomi dei pazienti. La costruzione di un rapporto caratterizzato da una attitudine all'altro, fatta di attenzione, ascolto, accudimento amorevole, già di per sé acquisisce un valore terapeutico: definire un luogo come deputato alla cura, dedicare un tempo alla cura, definire un atto quale intervento di cura, ebbene tutto ciò è in sé già terapeutico, indipendentemente da dove avvenga quel curare e in cosa consista. La cura e il curare sono in primo luogo uno spazio dove la sofferenza dell'altro è accolta e non rigettata, mortificata, derisa". Questa è, anche secondo Samantha Walton, una costruzione "che prevede intimità, empatia e amore condiviso per la bellezza. È molto commovente che qualcuno usi tutto il suo ingegno e la sua creatività per creare un ambiente che potrebbe darmi conforto".

[Livello 3] Quando però si deve affrontare un problema fisico o psichico specifico, un semplice spazio verde che non sia tecnicamente concepito come terapeutico non è più sufficiente. Parlando di orticoltura terapeutica Anna Balducci, nel citato libro di Andrea Mati, sottolinea che "i giardini di cura sono luoghi che devono essere attentamente progettati per rispondere a caratteristiche di efficacia terapeutica" e che occorre un protocollo "per analizzare l'efficacia del lavoro svolto; i benefici che derivano dalle normali attività di giardinaggio, al contrario, sono sempre difficilmente valutabili in modo oggettivo, perché non vengono pianificati per essere misurabili". La specificità della cura vale ovviamente anche per terapie che non prevedono attività materiali.

[Livello 4] Infine, esiste anche una specificità del singolo giardino terapeutico, legata alle caratteristiche del luogo e all'individualità delle persone, che richiede al progettista una sensibilità e una competenza sviluppate a lungo sul posto. Tutto ciò è inconciliabile, ad esempio, con la pratica di assegnare l'incarico di progettazione tramite una procedura concorsuale, che preveda la realizzazione pressoché immediata del giardino. "progettare un giardino terapeutico dovrebbe richiedere l'immersione del progettista per un certo tempo nella realtà della situazione, con un serrato dialogo tra le parti e un continuo affinamento del progetto fino a completa soddisfazione dei fruitori. L'affidamento del progetto ad un concorso è a mio avviso già in partenza inappropriato, perché nega questa condizione immersiva e interattiva, che difficilmente può essere surrogata da un briefing o da un fugace sopralluogo".

In definitiva, un giardino terapeutico è tale su quattro livelli: in quanto è giardino, tramite la biofilia; in quanto si propone come terapeutico, tramite l'empatia; nella sua specificità terapeutica, tramite i suoi principi tecnici; e infine nella sua specificità puntuale, tramite l'adattamento al luogo e alle singole persone.

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