ALLESTIRE PER ALLETTARE
Il “garden staging”, o “outdoor staging”, ossia l’allestimento temporaneo di un giardino a fini di vendita, affianca l'"home staging" come tecnica di marketing di un immobile.
Quando mia moglie ed io trent'anni fa visitammo la casa che sarebbe poi stata nostra dovemmo fare un grosso sforzo di immaginazione per ricondurla mentalmente all'aspetto che avrebbe assunto con noi. Trovammo tappezzerie scure e ormai spente nei colori dalla lunga militanza, locali palesemente da tempo inabitati, grandi spazi lasciati grezzi. Il giardino non era da meno: un prato malconcio e disadorno, con qualche alberello e arbusto qua e là, senza un costrutto.
Una decina di anni prima negli Stati Uniti era nato ciò che fu chiamato home staging, alla lettera "allestimento della casa", al sottointeso fine della vendita. Se la casa in questione fosse stata oggetto di home staging avremmo trovato ben altro: locali ariosi e luminosi, magari imbiancati di fresco, occupati da arredi gradevoli e discreti (dal gusto piuttosto "neutro") e con niente fuori posto. Quanto al giardino non saprei: che gli ambienti esterni valgono quanto quelli interni lo si scopre sempre dopo, qualunque sia l'ambito considerato, e infatti l'allestimento del giardino, o garden staging, è arrivato dopo. Ma tutto sommato a me e a mia moglie è andata bene: se la casa fosse stata allestita in base ai principi dell'home staging e del garden staging il prezzo di acquisto sarebbe stato di certo ben superiore…
Dopo la nascita in America, l'uso degli allestimenti domestici come tecnica di marketing si è poi esteso anche al Vecchio Continente, soprattutto al Nord Europa, e alla fine ce l'ha fatta a comparire anche in Italia, anche se ormai ben dentro il Terzo Millennio e di sicuro non in forma consolidata. Nel frattempo in America si è incominciato a considerare anche l'outdoor staging, o garden staging, perché ci si è resi conto che di solito il primo impatto che un potenziale acquirente ha con la proprietà immobiliare è tramite il suo giardino. Solo dopo aver attraversato una frontyard l'aspirante proprietario entra in casa; e inoltre gradisce una bella backyard che funga da prosecuzione e completamento della casa, dove stare comodamente all'aperto godendo di una certa privacy. (Il profluvio di termini inglesi, che trovo in genere disdicevole, è in questo caso giustificato dalla loro valenza tecnica ed enfatizza l'origine americana della pratica in questione.)
Dovrebbe essere chiaro da quanto detto che un "allestimento" (di una casa come di un giardino) è cosa ben diversa da una "ristrutturazione" o da un restyling: nell'allestimento non devono essere inseriti elementi personali od occasionali, le spese e i tempi richiesti sono molto ridotti, e soprattutto il fine è esclusivamente quello della vendita, con la minimizzazione del tempo e la massimizzazione del profitto.
L'allestimento di un giardino si avvale di particolari espedienti progettuali. Il primo consiste nel togliere e spersonalizzare, eliminando cianfrusaglie inutili ed elementi da molti non graditi (come gnomi, nanetti, aironi, statuette, perché il giardino apparterrà ad altri), però senza svuotare. Poi occorre abbellire (ripulire, riparare, ridipingere gli arredi, rasare il prato), semplificare ed omogeneizzare stilisticamente ciò che rimane (nei colori, nelle forme, nei materiali); e infine è buona cosa definire gli spazi, proponendo magari anche dei suggerimenti d'uso, purché discreti e che lascino spazio a una diversa scelta del potenziale acquirente, con l'eventuale aggiunta di tavoli, sedute, tappeti da esterno, amache, piante in vaso, semplici decorazioni: sempre con gusto e senza esagerazioni.
Ci sono poi a mio avviso delle trovate da evitare. Ad esempio, non condivido l'uso del cosiddetto virtual staging, che aiuta il potenziale acquirente ad immaginare il giardino come potrebbe diventare, ma che temo si possa rivelare controproducente: difficilmente infatti si compra una casa vedendola solo in immagine, e la visita reale dopo quella virtuale potrebbe risultare deludente in assenza degli abbellimenti artefatti del rendering. Un altro intervento a cui mi sento di dover rinunciare è un'illuminazione ad hoc: sarebbe una spesa inutile, considerato che le visite sono effettuate di giorno.
Secondo alcune statistiche, in caso di staging il tempo intercorrente tra l'offerta e l'acquisto si riduce addirittura a un quinto, e, anche se non quantificato, il ricavato della vendita è significativamente superiore a quello che si avrebbe senza staging.